Job&Pop: il lavoro visto dalle canzoni – a cura di Marco Ghiotto

Speciale Elezioni: DURAN DURAN  “Notorious”, dall’album “Notorious” pubblicato il 18 Novembre del 1986

Nell’estate del 1986, Ronald Reagan è a metà del suo secondo mandato, Margaret Tatcher a un anno dalla fine del secondo e l’inizio clamoroso del terzo, Bettino Craxi inizia proprio in quei mesi il suo secondo mandato da premier dopo il primo governo record.
Il 13 Luglio di 12 mesi prima, il Live Aid ha fatto da spartiacque agli anni ottanta pre e post impegno, almeno nel pop.
Bob Geldof che raduna mezzo mondo canoro per sfamare l’Africa e Bono che innalza la bandiera bianca a simbolo non di resa ma di consapevolezza di fronte alle storture del mondo dei ricchi epuloni, idealmente chiudono la stagione dei lustrini e delle spalline imbottite e lanciano un messaggio di concretezza molto poco eighties.
Il messaggio conquisterà sempre più il pop rock che via via che gli ottanta finiscono, si crederà maturo solo se vicino al sociale e quindi alla politica e non più a estati senza fine, sfilate, gente di Ibiza e wild boys.
Ecco, proprio loro.
Un avamposto di disimpegno, nell’estate 1986, rimane ben saldo in vetta alle prime pagine dei giornali: i Duran Duran stanno registrando il disco nuovo.
A due anni da Wild Boys, inno dei paninari, dei fancazzisti, degli yuppies, insomma di un po’ tutti quelli che quasi nemmeno sapevano che intanto Reagan, Tatcher e Craxi governavano.
Notorious uscirà che è già autunno, e il titolo è preso da Hitchcock ma vabbè, glielo si perdona, quel che si fa più fatica ad accettare è il malcelato slancio da filippica che si impossessa di  Le Bon Simon, che al Live Aid  in quel giorno là, aveva preso una stecca che altri si sarebbero nascosti.
Lui no, anzi, lui no-no-notorious.
Il titolo tradotto è una roba tipo “famigerato” o “corrotto dalla fama” e i playboy di Birmingham ci ballano sopra vivaci vieppiù.

“Tu possiedi il denaro tu controlli il testimone, ma io ti lascerò da parte
e tu non potrai giocare con i miei affari. Hai pagato per far valere le tue ragioni
e io ti ho sentito promettere, anche se non credo a ciò che dici ed ecco perchè continuerò a combatterti”

Domani si vota, e pensare alle parole dei Duran per descrivere lo stato d’animo dell’elettore medio, è cosa buona e giusta.
Non fosse altro perché era e rimane musica pop, allegra e con cui muovere i fianchi.
E la musica serve anche a questo, a nutrire il sogno, così come dovrebbe fare la politica, per poi ovviamente realizzarli, i sogni.
Che a pensarci il lavoro con la politica mica c’entra per forza, mentre ahimè la politica c’entra sempre col lavoro, anche e soprattutto quando non gradita.
Ma è sempre bello pensare di attendere una new moon on monday.

Marco Ghiotto è autore di PopLife

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