Job&Pop: il lavoro visto dalle canzoni – a cura di Marco Ghiotto

GENESIS   “Deep In The Motherlode”  dall’album “And Then There Were Three” pubblicato il 24 Marzo del 1978

Quando nel 78 i Genesis, come i piccoli indiani, rimasero alla fine in tre, si trovarono di fronte il ciclone punk e un anacronismo da combattere.
Erano anni di rimescolamento e di crisi anche se la discomusic pareva offrire solo lustrini e serate mondane da Tony Manero ovunque si fosse.
Ma la realtà era più vicina al peggio.
I Genesis avevan fino ad allora cantato di mondi fiabeschi, in cui le metafore servivano come scorciatoia effimera, tra carillon, ermafroditi, agnelli stesi a Broadway e danze su vulcani.
I tempi però ora richiedevano più realismo che mica proprio è materia da Genesis.
Mike Rutheford qui cerca faticosamente di unire mitologie western al presente di stenti e di fatto suggerisce l’antico “rimboccarsi le maniche” come prima via d’uscita:
“Togliti dai piedi, grassone. Hai del lavoro da fare. Vai a riempire le tue mani finché non brilleranno. Devi uscire finché c’è l’oro nell’aria. Viene giù come acqua dalle colline”
Il concetto è: “da fare ce n’è, la terra è generosa, servono idee e buona volontà”, insomma cose che rimangono attuali a quanto pare.
Il parallelo è coi cercatori d’oro che partivano all’avventura e a volte non trovavano poi tutta sta fortuna:
“Là oltre il deserto, attraverso le montagne vicino al lago. Servi che lasciano la casa del loro padrone stanno camminando per tutto il tragitto ma i campi d’oro che ti allettavano sono ormai intristiti dagli anni”
Ma lo spirito e le motivazioni non cambiano e si nutrono anche dei consigli antichi:
“Vai ad Ovest ragazzo, come dice la tua famiglia!”

Marco Ghiotto scrive e insegna musica. E’ autore di PopLife

http://www.youtube.com/watch?v=vvkAqfsmsu8

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