Post lungo. Il cosiddetto mercato del lavoro non è mai stato un mercato, ovvero un luogo in cui domanda e offerta di lavoro si incontrano con modalità razionali. Il lavoro si incontra dal medioevo attraverso gli stessi canali rudimentali, paradossali e confusionari, per i quali sia le aziende sia chi offre lavoro devono sviluppare una vera e propria arte per incontrarsi. Una arte che ha pochi principi, che però possono essere imparati. Questo è il senso del nostro Trovare il Lavoro che Piace: aiutare le persone a utilizzare i metodi che funzionano meno peggio, che ci sia il 36% o il 12% o il 6% di disoccupazione, in Italia o a San Marino. Chi non lo vuole sapere, può tranquillamente evitarci e cercare lavoro con i metodi che non fanno per lui (in questo certi disoccupati hanno un talento incredibile nel farsi del male), che siano il CV, le agenzie, Linkedin o le raccomandazioni degli antenati. A proposito di Internet e della cosiddetta tecnologia dell’informazione: nessun sistema di matching automatico, informatizzato, ha mai funzionato. Se non funziona negli USA, che hanno inventato quasi tutto (tra cui il computer), sappiate che non può funzionare in nessun altro posto – difatti – e probabilmente non funzionerà mai. Il problema che ne deriva, a livello di percezione sociale, è che il fatto che le persone che non riescono a trovare lavoro con facilità (quando mai è stato “facile” lavorare dopo la schiavitù? pensateci) non significa che “lì fuori” non ci sia lavoro. Il fatto che io non sappia pescare non significa che nel mare non ci sono più pesci. Il lavoro c’è sempre, la disoccupazione c’è sempre stata (quella giovanile è oltre il 30% dagli anni 70, qualche anziano si ricorda?), e chi cerca lavoro, che sia il primo o l’ennesimo lavoro, si fa da decenni le stesse domande, incredibili ma comprensibili: come faccio a trovare lavoro se mi chiedono esperienza e sono giovane e non la ho? come faccio a trovare lavoro a 48 anni quando gli annunci sono per massimo 40enni? come faccio a trovare lavoro se sono una donna in età fertile (16-48 anni) e mi chiedono senza chiedermelo se prima o poi andrò in maternità? Perchè tu hai trovato questo stipendio alle Poste mentre a me non pagano nemmeno la malattia? Perchè io che lavoro sono in cassaintegrazione mentre tu hai eternamente il posto fisso? Il nostro approccio è il seguente: non c’è lavoro per tutti – non c’è mai stato e mai ci sarà, tranne nella Russia degli anni 60 o nelle piramidi dell’Antico Egitto – ma c’è un lavoro per TE, chiunque tu sia, se, e solo se:
1) capisci quello che sai fare
2) capisci perchè lo vuoi fare (chi me lo fa fare di lavorare? le persone colte la chiamano motivazione)
3) se ti informi sui mercati, i settori e le aziende in cui il tuo lavoro può servire, a partire dalle Pagine Gialle fino a Google
3) e se lo cerchi utilizzando quello che tutti utilizziamo: la società in cui viviamo, ovvero la rete dei contatti.
Tutto questo è fastidioso per qualcuno. Sdegnati di vario tipo ci scrivono e si lamentano (i più democratici insultano pure), come se quel casino lì fuori fosse colpa nostra. Si lagnano perchè Trovare il Lavoro che Piace costringe a mettere in crisi gli alibi (si chiamano così le giustificazioni) per NON fare quello che funziona, e che da sempre, gratuitamente, consigliamo sul nostro sito, in modo da continuare a stare male e a lagnarsi – il modo più dannoso per avere ragione. Ma il nostro sforzo continua per cercare un pò di verità su questi argomenti. I peggiori e più dannosi creatori di alibi sono i mass-media e i cosiddetti “esperti di risorse umane e orientatori”, che continuano a parlare di “mercato del lavoro”, e a insegnare e a consigliare di fare proprio quello che NON funziona (ci fanno centinaia di seminari, e ci campano pure bene): il CV, anzi il CV europeo, i “canali” di “incontro” tra “domanda” e “offerta” che non esistono se non nella loro fantasia o in qualche libro letto anni fa in qualche Università, percentuali che non sanno quantificare, la “lettera di presentazione”, i “social network” (il mito! altro che Maya), le “agenzie”, il “colloquio di lavoro”. Tutte cose tra l’altro che molti non hanno mai visto o provato.
Il mercato del lavoro non esiste: è un bazar incasinato, in cui trovi sartorie su misura (gli head hunters), i discount con tutta la merce ancora negli scatoloni (le aziende), la vendita on-line (i siti), l’ipermercato (le agenzie), i negozi specializzati (il recruiting), le baracche di robivecchi (le istituzioni pubbliche), il baratto (al nero) , il sottocosto scadente e scaduto (la concorrenza sleale dei lavoratori di quei paesi che sapete) gli abusivi (i doppiolavoristi con il 1° lavoro garantito dallo Stato), e le boutiques dei raccomandati. Non importa che prodotto sei: Trovare il Lavoro che Piace può essere quello che sei (uno spazzino o un Nobel della fisica, o tutti e due insieme), ma devi imparare a muoverti in quel bazar, con le poche regole che esistono. Se non trovi quello che cerchi non significa che non ci sia. A proposito, createvi un Job Club. Non costa nulla e funziona.