I tuoi sogni? Ma svegliati!

Anni fa, dopo il diploma, una persona che conosco poteva iniziare una carriera all’interno di una bella azienda di prodotti alimentari, in cui aveva fatto un tirocinio fruttuoso. Dotata per le relazioni con le TrovareilLavorochePiace-011persone, e capace di promuovere un prodotto che le piaceva, poteva cominciare ad inserirsi nei mercati internazionali in un ambiente che la valorizzava concretamente, in un lavoro che le piaceva e che la poteva già far guadagnare (l’azienda oggi è cresciuta, ed è tra i leader di mercato nel settore). La persona però decise che non era il momento di stare al lavoro, che le altre persone studiavano, che forse aveva altri “sogni” e che doveva capirsi meglio dedicandosi a studi universitari in campo sociale-psicologico “anche per prendersi un pò di tempo” e “capire sé stessa”. Ok, una idea come le altre, negli anni 90, “gli anni delle passioni tristi”, forse si pensava così. Preso il tempo, fatta la laurea in scienze della formazione, un master (forse due), e dopo qualche anno di precariato tra agenzie del lavoro, centri di formazione e enti vari, è arrivata la recessione, che ha tagliato il valore degli attestati accademici, reso l’occupazione in quel campo inflazionata, e ridotto il lavoro, e il guadagno, nelle risorse umane. Il precariato è divenuto ancora più instabile, la situazione deludente e il futuro per la mia amica così incerto da essere da lei definito “un noiosissimo incubo”. Questa storia secondo me è emblematica della domanda: vale la pena di cercare il lavoro che piace? la mia risposta: dipende da cosa intendiamo con “piace”. Per tutti gli anni ’80 e ’90 l’edonismo mainstream per trovare il “lavoro che piace” partiva sempre e solo dal sè: consigliava di cercare qualcosa di attinente alle proprie “passioni” e i propri “sogni”, obbligando la società a creare domanda di lavoro corrispondente. I mercati si aprivano, la società dei servizi aumentava, il debito pubblico ha permesso la nascita di molte occasioni per coniugare i propri capricci ad un reddito. Dopo quasi un decennio di crisi la passione e i sogni sono diventati un falso idolo? Mi sembra che le usi solo la pubblicità per venderci qualcosa, e qualche coach in cattiva fede. Forse sono parole vuote ripetute ancora come uno stanco mantra fuori moda, che le persone, e in particolare le giovani generazioni senza lavoro, dubito ascoltino ancora in una accezione incondizionatamente positiva.

Ecco le frasi che hanno creato una intera generazione di delusi:

Segui le tue passioni!

Segui i tuoi sogni!

Fai quello che ti piace!

Prendi il primo lavoro che trovi!

Lavora sodo e il successo arriverà!

L’unico limite è il cielo!

Sei speciale!

Parti dal perché!

 

Occorre cambiare prospettiva, e noi di Trovare il Lavoro che Piace abbiamo sempre proposto la nostra interpretazione della cosa: lasciate stare le passioni, e partite dai bisogni, per trasformarli in una domanda di lavoro. Svegliatevi, e cominciate a mettere in pratica questi benedetti sogni: focalizzarsi sui problemi del mondo per decidere cosa fare nella vita cambia il modo di approcciare la carriera. In questo modo l’attenzione è meno sul sè e più sul mondo: su quello che non va, e che posso aiutare a risolvere o migliorare con il mio contributo, i miei “talenti”. Le persone che lavorano su problemi concreti sono quelle che hanno la ricompensa più grande, in termini di realizzazione e anche di denaro. Un problema reale non è un bisogno astratto, e nemmeno una cosa che decidi tu, o il politico di turno, o il rettore universitario che crea un nuovo corso di laurea truffa. Non una proiezione di quello di cui il nostro Io capriccioso pensa ci sia bisogno: è un problema per il quale c’è una domanda effettiva nella realtà.

Le persone che aiutano a risolvere problemi reali sono meno assorbite da loro stesse, e diventano più sagge e sane, smettendola di rimuginare su ciò che dovrebbe renderle felici. Purtroppo, la buona notizia (per lo meno qui da me, non so da voi) è che ci sono un sacco di problemi, e c’è un sacco di lavoro da fare per affrontarli e risolverli.
Ecco qualche idea su come avere una idea:
Esplora realmente il mondo: smetti di pensare che il mondo debba mantenerti, facendo entrare a forza nei suoi bisogni la tua professione, la tua laurea, il tuo ordine professionale o la tua pensione. Vai fuori (fuori da Linkedin, fuori dai social) a vedere cosa succede veramente, e come dare un aiuto concreto. Non aspettarti che il web, i guru, le università, le professioni, le agenzie lo facciano per te: loro fanno il loro lavoro, che è di aumentare i loro clienti, te compreso. Vai a vedere quello che succede in giro, ma non facendo il turista… vai a lavorarci insieme;
Pensa in modo autonomo e passa all’azione: guardati intorno, scopri come hanno fatto quelli che stanno riuscendo a risolvere quei problemi, e fai pratica con loro, nella vita vera. Comportamenti, non corsi o master;
Sii interdisciplinare: ormai nessun problema è separato dagli altri, e pensare di risolverlo solo dal tuo ambito professionale è impossibile. Se ti occupi di innovazione o sviluppo, spero tu sappia che si tratta di questioni legate alla demografia, all’economia, al mercato edilizio, alla finanza, alla secolarizzazione, e all’uso che la gente ha fatto dei soldi. Parla e collabora anche con chi lavora in quei campi, e capirai quale può essere il tuo contributo.

Trovare il lavoro che piace è il modo che hai di unire quello che sai fare, quello che ami, e quello che il mondo ti chiede realmente. Dimenticati di te: a scuola hai imparato a fare, quello che ami lo sai, ma ora devi capire cosa rispondere alle domande vere che il mondo ti fa.

Nicola Giaconi, psicologo. Creatore di Trovare il Lavoro che Piace e Job-Club.it. Il nostro bilancio delle competenze lo trovi qui. Il nostro libro lo trovi qui

 

 

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