I Job Club e il cambiamento dal basso del mercato del lavoro

L’emergenza è vera, la crisi è reale, tante persone hanno perso lavoro e ancora di più non lo trovano. La situazione in cui siamo non dipende dai giornali, ma se SOLOtantissime persone si deprimono e rientrano negli “scoraggiati” questo lo si deve anche ai media che continuano a scrivere sempre gli stessi articoli (tra l’altro, con sempre la stessa foto). E come può una persona sfiduciata a trovare lavoro? Se non crede nemmeno lei stessa di trovarlo?

 Oltre alla dovuta informazione sulla crisi e sul lavoro che non c’è, i media dovrebbero anche spiegare come si fa a trovare il lavoro, e quali sono le iniziative come la nostra che aiutano tante persone a trovarlo. Ma, forse, anche tanta gente preferisce leggere dei problema che della soluzione.

Noi parliamo solo della soluzione, partendo dal basso. Dalle persone e da quello che possono fare per rispondere allo scoraggiamento. Aumentare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, diminuendo “l’effetto scoraggiamento” non ha solo un effetto psicologico, individuale, importante sulla salute mentale di chi è senza lavoro, aiutandolo a contenere solitudine, frustrazione, risentimento e paura. Questo è un effetto importante nei Job Club, ma non è l’unico. Se fossimo solo interessati a contenere il malessere, saremmo parte di una idea conservatrice, e mistificante. Invece i Job Club incoraggiano le persone ad esplorare e sollecitare i mercati, di persona: questo serve a trasformare bisogni potenziali dei mercati – che sono quasi sempre nascosti a qualsiasi indagine sui fabbisogni di lavoro- in domanda reale di lavoro. I mercati del lavoro non sono mercati normali, funzionano in modo molto diverso: sono basati su dinamiche di search (ricerca), e proprio sulla attivazione della ricerca personale si basano i Job Club e il nostro metodo che abbiamo chiamato Supply Side Search (la ricerca basata sull’offerta di lavoro).  Una organizzazione produttiva non ha sempre in mente, in astratto, i suoi bisogni di lavoro: questa è una visione un po’ utopica del funzionamento aziendale e dei mercati. Il più delle volte ha esigenze non esplicitate, che si concretizzano nella mente dell’imprenditore quando questo trova la persona “giusta”, che è quella che ha individuato la sua azienda come un possibile luogo in cui far valorizzare le sue competenze e la sua persona, in cui offrire del valore aggiunto ed essere pagata per quello. Vogliamo preparare le persone a questo tipo di ricerca, che richiede conoscenza delle proprie competenze, dei mercati e dei modi per cercare lavoro. Aumentare le occasioni di incontro reale tra produzione e lavoro, senza illusioni che qualcuno (il web, lo Stato) lo possa fare per noi, e senza gli intermediari pubblici e privati che hanno mostrato la loro inefficienza, sarebbe una piccola rivoluzione nel nostro Paese, poichè potrebbe sollecitare a sua volta la politica ad affrontare finalmente il lavoro con azioni fiscali, retributive e assicurative adeguate. Se tutti si mettessero a cercare lavoro, si affronterebbe il lavoro come una cosa importante. Purtroppo in Italia l’unica rivoluzione di popolo a cui abbiamo assistito quest’anno è stata quella per l’ICI e gli immobili, segno del peso che le rendite immobiliari, il declino demografico e i capitali improduttivi hanno sulla coscienza e le scelte in questo paese, mentre le politiche fiscali e di gestione del mercato del lavoro sono rimaste al momento vuoti slogan, o si sono limitate a degli “sgravi” ridicoli. Un paese basato sugli immobili cosa volete che sia, se non immobile?

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