Una SI che non lavora

Ogni tanto ci scrive un lettore. o una lettrice affezionata, riportandoci le sue difficoltà nell’ambiente di lavoro per avere un consiglio su come copyright-Trovare-il-Lavoro-che-Piace-2013comportarsi. Si tratta spesso di situazioni veramente penose, che mettono in luce quanti inserimenti nei posti di lavoro siano completamente starati, e quanto promuovano la miseria che alberga nelle persone. Ma questo giro, oltre alla risposta che abbiamo dato in privato, ci piace cogliere l’occasione per citare una pagina da un libro che ci piace molto, e che, sotto l’apparente carattere profano – dato forse dal titolo – è una miniera di indicazioni pratiche e ponderate. Il libro in questione è di Luca Stanchieri, uno psicologo coach colto (parla con cognizione di psicologia ad ampio spettro, dalla psicoanalisi alla Pnl), competente per vasta esperienza e capace di trasmettere con leggerezza e praticità contenuti difficili. Spero non ce ne vorrà se citiamo la sua descrizione impeccabile di un tipo di collega/lavoratore che fa proprio al caso della lettrice che ci ha chiesto un consiglio (lo trovate a pagina 111 del libro di Luca Stanchieri “101 modi per liberarti dagli stronzi e trovare soddisfazione nel lavoro”):
“Secondo la psicoanalisi aziendale, l’SI (lo stronzo infinito o la stronza infinita) in questione sarebbe uno straordinario caso di “transfert speculare”. E’ come se nel rapporto con i collaboratori fosse alla ricerca di genitori capaci di attenzioni e ammirazione indipendenti dal loro comportamento. Di norma ha la sua massima soddisfazione quando riesce a trovare seguaci che lo idealizzano… I due transfert, idealizzante e speculare, sono complementari, fino a che… l’azienda chiude. Questo tipo di SI pretende riconoscimenti anche se non ne ha il merito. Si aspetta applausi da tutti, così come anela a diritti e favori speciali. Teme di essere oscurata dai collaboratori o da colleghi più in gamba, e non esita a pugnalarli alle spalle, sapendo essere molto vendicativa (…) Se posti in una condizione di dipendenza cercano di mostrarsi più ammirevoli e importanti agli occhi del cliente o del leader. Mentre fanno una decina di anni di analisi per superare i loro problemi, è molto importante collocarli in posizioni che non arrechino eccessivo danno all’azienda. Con loro è fondamentale sopratutto una chiarezza intorno alle regole del gioco. La loro valutazione deve essere fatta dal capo, che ne deve vagliare competenze tecniche e relazionali per assegnare obiettivi realisticamente alla loro portata. Qualunque premio, ricompensa o riconoscimento deve essere ancorato al raggiungimento dei risultati”.
Capito?
Proprio oggi abbiamo avuto a che fare con una leccaculo del genere, che esercita l’abitudine di fare la spia e di sparare sui compagni di plotone per correre in soccorso del capo. Il problema è che il capo è dalla sua parte (ed è un incapace). Ma ci aspettiamo che la loro azienda tutto vada a rotoli tra qualche mese. Ci dispiace. Scappate dalla nave prima che affondi.

 

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