La raccomandazione

I dati del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere parlano chiaro: la conoscenza diretta e il passaparola rappresentano i canali più utilizzati dalle copyright-Trovare-il-Lavoro-che-Piace-2013aziende per trovare il candidato giusto. Ma  quando si parla di conoscenze a qualcuno viene in mente il termine “raccomandazioni”. In realtà si tratta di due cose differenti.

Essere raccomandati significa essere oggetto della pressione di qualcuno che ci vuole “installare” in un certo posto.  Chi cerca la raccomandazione ha un ruolo passivo, ha chiesto “trovatemi un modo per farmi avere uno stipendio” e il lavoro arriva dall’alto. Se sei raccomandato quindi puoi ottenere un posto di lavoro anche se non possiedi le competenze necessarie.

Utilizzare le conoscenze invece nella ricerca del lavoro significa farti aiutare dalle persone che conosci nel ricercare opportunità di lavoro e ottenere appuntamenti di autocandidatura. La strategia di utilizzare i tuoi contatti vuol dire quindi avere una o più idee in testa e proporle nel modo più diretto a chi può trarre vantaggio dal tuo lavoro, ricompensandoti con uno stipendio. Starà a te dimostrare di avere tutti i requisiti per essere assunto e riuscire ad ottenere il posto. E quel posto sarà tuo e lo manterrai solo se dimostrerai di essere competente.

Ti proponiamo una riflessione: quanti raccomandati si può permettere di assumere un’organizzazione? In altre parole: quanto personale può permettersi di assumere senza averne verificato capacità, motivazioni, potenziale e fedeltà?  La risposta esiste ed è la seguente: tanto personale quanto se ne può permettere prima di cominciare a essere inefficiente o a perdere denaro e clienti. E comunque una percentuale mai superiore al 10% dei dipendenti. Quindi seguendo questo ragionamento (e non tanto per consolarci), subito dopo i pochi raccomandati vengono le persone “comuni”, che cercano il lavoro attivamente e che non fanno della raccomandazione un mito o un alibi.

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