Su segnalazione dei lettori ci interessiamo da sempre di false partite IVA con la consulenza di avvocati molto in gamba, venendo a conoscenza di situazioni gravi ma incontrando anche eventi assolutamente grotteschi: non c’è limite all’indegnità nei ladri di polli nel mercato del lavoro. Il primo consiglio: fate una valutazione preventiva dei pro e dei contro. E tra i contro, ricordiamo che fare causa solo per questione di principio o per “fargliela pagare” non serve. Ci spiace, ma è così. Alimentare la voglia di vendetta aumenta la tensione, non vi farà passare la rabbia – ve la spalma per tutta la durata della causa legale – e inoltre, diciamola così: è inutile insegnare a ballare ai maiali; essi non cambiano, e voi fate fatica per niente. Certa gente non impara nemmeno in carcere, sappiatelo. Noi invece, che siamo persone e non maiali, possiamo imparare, e cambiare. Loro, no. E’ fondamentale che chi infrange le leggi sul lavoro venga punito, ma dalla legge, non da voi. Se volete dargli una lezione, non agite da soli: la solitudine fa male. Interessate i sindacati, i media (dal giornale locale fino a Striscia la notizia che ormai è il vero e unico ufficio reclami d’Italia), ah sì, c’è anche la politica che in teoria si dovrebbe occupare ancora di qualcosa di esterno a se stessa. In casi gravi ricordate che la cosa il più delle volte non interessa solo voi, ma tutto il posto in cui lavorate: in non pochi casi quindi si sono rivolti alla forza pubblica (GdF, Polizia, Carabinieri etc). Se con tempo e pazienza – ripetiamo, tempo e pazienza – non funziona niente di tutto ciò, adite pure le vie legali ma sappiate che vi costerà dei soldi. Detto questo, tolta l’ipotesi dell’approccio unicamente emozionale (che è legittimo, ripetiamo, ma costa a volte di più del danno che pensate di avere ricevuto) agite solo se i vostri diritti sono stati danneggiati concretamente: nelle modalità di lavoro e nel guadagno. Fate una stima del danno, senza fretta, considerate tutte le ipotesi con l’avvocato, fatevi risarcire e intanto godetevi la vostra più grande soddisfazione: cercate e trovate un altro lavoro, non quella merda che vi hanno offerto e che avete accettato per inesperienza, fretta, sicurezza, paura (che sono emozioni legittime, e che potete perdonarvi). E ora un ripassino della normativa (per i dettagli ci raccomandiamo di chiedere ad un avvocato che si sia occupato di questa tipologia):
Due condizioni su tre delle seguenti condizioni devono essere soddisfatte:
1) Durata della collaborazione di almeno 8 mesi annui (241 giorni non continuativi) per due anni consecutivi;
2) Fatturato pari all’80% del ricavato nell’arco dei due anni solari consecutivi, dal 18 luglio 2012.
3) Postazione fissa di lavoro nei locali in disponibilità del committente
Attenzione però ad altre tre caratteristiche della vostra ipotetica “falsa” collaborazione: se esistono, potreste avere delle difficoltà nel dimostrarla:
1) se il committente riesce a dimostrare che le vostre mansioni sono caratterizzate da conoscenze di grado elevato con relativi diplomi e competenze tecnico-pratiche acquisibili solo attraverso anni di esperienza
2) se avete un reddito annuo da lavoro autonomo non inferiore a 1,25 volte il livello minimo imponibile ai fini del versamento dei contributi previdenziali (per il 2012 sono 18.663,50 euro);
3) se quello che fate in quel lavoro richiede l’iscrizione ad albi e registri professionali.
Il contenuto normativo di questo post è solo occasionale, è fornito in via informale a solo scopo divulgativo: chiunque necessiti di assistenza legale deve cercare la consulenza e l’assistenza di operatori legali accreditati.