Stai cercando lavoro dal 2018. Che passi avanti ha fatto la tecnologia! Che progresso! Il tuo profilo linkedin è uno spettacolo di grafici scintillanti, le tue skill si pavoneggiano animate in 3D, e i ritocchi al colore nelle tue presentazioni video fanno un bell’effetto (con quello che ti sono costate…). Per 36 mesi cerchi lavoro. Nessun colloquio. Nessuna risposta. Nessuna richiesta nel tuo smartphone. PsyGeo è il sistema di Intelligenza Artificiale per il recruiting più avanzato al momento, integrato ai tuoi social media preferiti, e usato da tutti i recruiter per automatizzare lo screening delle candidature, e condirli con i Big Data. Ne hai sentito parlare, sai che è integrato ai tuoi social, pensi sia una figata: ne ha parlato con ammirazione anche la tua blogger preferita. Da 36 mesi non trovi lavoro. E’ andata cosi’: per le posizioni aperte e le possibili posizioni in apertura di tre mesi in tre mesi, PsyGeo ti ha assegnato un ranking sotto lo zero, e sei bannata da gran parte delle aziende e dei recruiter. Bollino grigio, il terzultimo prima di diventare un paria. Sei nel penultimo quintile inferiore dell’universo dei candidati. Ma tu non lo sai. PsyGeo al primo screening ha incrociato i tuoi job titles, gli anni di lavoro in ogni posizione, il tipo di azienda in cui hai lavorato e tutto quello che hai inserito di speciale su di te. E poi ha cominciato a cercare le prove. Ha raccolto nomi e facce delle tue frequentazioni e preferenze sui social, e li ha incrociati con le qualità di leale lavoratrice che ti attribuisci. I dati sul tuo stile di vita sono scadenti per la morale puritana impostata dalle corporation: cosa sono quelle presenze in tutti quegli aperitivi su foursquare, e quel tipo di acquisti segnalati dai botchat tramite la tua carta di credito? tutti quegli alcolici? a quelle ore della notte? tra le cerchie rilevate più vicine a te ci sono (ma tu non lo sai) persone che hanno seguito la riabilitazione per recuperare la patente di guida dopo aver guidato in stato di ebbrezza – sono tutti censiti dal database di cui la tua ASL va tanto fiera, peccato che il database sia pieno di bug, e PsyGeo lo usa dopo averlo hackerato. Il ranking si confonde, l’algoritmo non si assume rischi, il ranking va giù. Si chiede: siamo sicuri che la tua lealtà ad una azienda sia compatibile con la musica rap che ascolti su spotify? E i testi delle canzoni che cerchi: ma ti sembra che a 35 anni ti leggi il testo di quelle roba lì? E’ da malati di nervi. Il sistema lo sa. Il test di gravidanza comprato con la tua card revolving porta in rosso il tuo corporate fidelity gender index. E’ illegale, ma chi usa i Big Data se ne frega… L’esame delle keywords dei tuoi post sulle bacheche degli amici fanno virare l’algoritmo di valutazione verso uno psyprofile di tipo “blunting”. Nonostante il tuo voto alle primarie, regolarmente monitorato da PsyGeo, i tuoi parametri sociopolitici rimangono fuori da qualsiasi standard corporate di compliance, e ti affibbiano il bollino di “oppositiva light”. La tua salute? il sistema di IA non riesce ancora ad accedere al tuo consumo di farmaci, ma la tua presenza in pagine di psicologia positiva, le keywords, i programmi che guardi su netflix, gli acquisti di libri di spiritualità quantica non piacciono all’algoritmo: il rapporto resilienza/stabilità va a zero. Insomma, quel libro sulla disperazione della trentenne single non lo dovevi comprare on-line, e soprattutto non ne dovevi ridere con gli amici condividendo il titolo su snapchat.
Continui a non essere nemmeno invitata ad un colloquio. Ti ostini a rispondere a degli annunci. Dopo 60 mesi trovi lavoro in una cooperativa sociale, che non usa il sistema di recruiting PsyGeo, e che accetta di parlare con te di persona.
Dedicato a coloro che pensano che possiamo “gestire” i Big Data. Buon 2014.
Nicola Giaconi, psicologo. Creatore di Trovare il Lavoro che Piace e Job-Club.it
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